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08/12/07

Beccaria e la pena capitale

La verità: Beccaria e la pena capitale
di Luigi Carrella*

A volte la società civile è ferita sensibilmente da fatti di cronaca nera che riguardano soprattutto l’omicidio di bambini durante il loro sequestro causando nell’opinione pubblica una tale indignazione da far reclamare il ripristino della pena di morte, mentre la classe politica con sdegno, la respinge. Questi ultimi per avvalersi della loro opinione di pseudo intellettuali propongono quasi ossessivamente le tesi di Cesare Beccaria con il suo “ Dei Delitti e Delle Pene”, che secondo loro, espone la sua avversione alla pena di morte come segno di civiltà. Ebbene, sfatiamo quest’opinione.
In effetti, riferendosi ai tempi dove la pena capitale era comminata anche per questioni per le quali ai giorni nostri a malapena si paga un’ammenda (siamo a metà del XVII secolo), egli ne era fondamentalmente contrario :” Ma se dimostrerò non essere la morte né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell’umanità”. L’equivoco nasce da questa frase. Infatti se continuiamo nella lettura asserisce con convinzione: “……..La morte di un cittadino non può credersi necessaria che per due motivi: 1) quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza che interessi la sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita; 2) se non quando la di lui morte fosse il vero unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti”.
Altro che indulgente, propone la morte non solo per la difesa della nazione ma anche per il principio (aborrito dai progressisti) della deterrenza. Questo non vuol dire che ne siamo favorevoli. Non per altro il I governo Berlusconi, con all’epoca il ministro Martino, propose all’ONU (unico paese dalla sua fondazione) una moratoria contro la pena di morte nell’intero pianeta, mozione non approvata per soli otto voti per l’ostracismo e la dura opposizione di alcuni paesi “democratici” come la Cina, la Corea del Nord e Cuba. Anche l’attuale governo Prodi ha chiesto una moratoria all’ONU ma ipocritamente senza porre la discussione nell’assise plenaria per non suscitare la sensibilità dei paesi “democratici” amici. Sia ben chiaro, non collegare la figura del Beccaria con la falsa tesi sulla sua contrarietà alla massima pena (senz’altro, per il resto, un convinto garantista), tesi purtroppo sostenuta da tutti poiché semplicemente non hanno mai letto il suo libro, per noi resta una questione di principio storico-letterario anche per evitare di parlare per luoghi comuni o peggio ancora per sentito dire.
*giornalista

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