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28/12/07

Fascismo Strisciante!


di: Angelo Avallone Pubblicato da: http://destra-italia.blogspot.com
Nel mondo politico italiano e occidentale in genere si parla spesso di fascismo strisciante di pericoli eversivi quasi sempre abbinando queste idiozie a questo o a quel partito di destra. E mi chiedo ma è mai possibile che non si riesca ad andare oltre questi sciocchi pregiudizzi?Basterebbe riflettere su alcuni dati: il nostro governo è ricattato ogni giorno da partiti che si dicono comunisti e nel mondo ci sono decine di dittature sanguinarie che si definiscono comuniste.Repubblica popolare cinese dove si svolgono l’ottantacinque per cento delle esecuzioni capitali, dove il governo coincide con la direzione del partito comunista, libere elezioni? Certo, nei sogni.Corea del Nord: popolazione affamata e quarantatre per cento del pil speso in armamenti.Birmania: è cronacha di questi giorni.Repubblica popolare del Congo: massacri e stupri giornalieri.E poi ed è un dato di fatto in ogni paese del mondo dove ci sia stato un regime comunista c’é sottosviluppo fame miseria.Ed in ITALIA ancora oggi circa 14000 nostri connazionali, trucidati da i comunisti titini e da comunisti italiani non hanno ne una sepoltura ne un nome.Ed a fronte di tutto ciò che è storia qualcuno nel governo dice che c’è un serio pericolo per un presunto Fascismo striscante.Io mi vergognerei a definirni comunista, come mi vergogno del fatto che nel nostro governo ci siano dei comunisti.

08/12/07

Beccaria e la pena capitale

La verità: Beccaria e la pena capitale
di Luigi Carrella*

A volte la società civile è ferita sensibilmente da fatti di cronaca nera che riguardano soprattutto l’omicidio di bambini durante il loro sequestro causando nell’opinione pubblica una tale indignazione da far reclamare il ripristino della pena di morte, mentre la classe politica con sdegno, la respinge. Questi ultimi per avvalersi della loro opinione di pseudo intellettuali propongono quasi ossessivamente le tesi di Cesare Beccaria con il suo “ Dei Delitti e Delle Pene”, che secondo loro, espone la sua avversione alla pena di morte come segno di civiltà. Ebbene, sfatiamo quest’opinione.
In effetti, riferendosi ai tempi dove la pena capitale era comminata anche per questioni per le quali ai giorni nostri a malapena si paga un’ammenda (siamo a metà del XVII secolo), egli ne era fondamentalmente contrario :” Ma se dimostrerò non essere la morte né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell’umanità”. L’equivoco nasce da questa frase. Infatti se continuiamo nella lettura asserisce con convinzione: “……..La morte di un cittadino non può credersi necessaria che per due motivi: 1) quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza che interessi la sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita; 2) se non quando la di lui morte fosse il vero unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti”.
Altro che indulgente, propone la morte non solo per la difesa della nazione ma anche per il principio (aborrito dai progressisti) della deterrenza. Questo non vuol dire che ne siamo favorevoli. Non per altro il I governo Berlusconi, con all’epoca il ministro Martino, propose all’ONU (unico paese dalla sua fondazione) una moratoria contro la pena di morte nell’intero pianeta, mozione non approvata per soli otto voti per l’ostracismo e la dura opposizione di alcuni paesi “democratici” come la Cina, la Corea del Nord e Cuba. Anche l’attuale governo Prodi ha chiesto una moratoria all’ONU ma ipocritamente senza porre la discussione nell’assise plenaria per non suscitare la sensibilità dei paesi “democratici” amici. Sia ben chiaro, non collegare la figura del Beccaria con la falsa tesi sulla sua contrarietà alla massima pena (senz’altro, per il resto, un convinto garantista), tesi purtroppo sostenuta da tutti poiché semplicemente non hanno mai letto il suo libro, per noi resta una questione di principio storico-letterario anche per evitare di parlare per luoghi comuni o peggio ancora per sentito dire.
*giornalista

30/11/07

L' Organigramma.

Presidente: Sig. Pasquale Vernieri

Direttivo: Sig. Paolo Torelli
Prof. Angelo Russo
Sig. Angelo Avallone
Dott. Alessandro Petrosino Consigliere Comunale
Sig. Claudio Marchese già Vice Sindaco
Sig. Giovanni D' Agostino Assessore

Veltroni come il Papa.


di Avv. Angelo Cennamo Pubbicato da: http://www.destraitaliana.eu/
Il centro destra è in fibrillazione. Berlusconi, da p.za San Babila, a Milano, annuncia la fine della Cdl e la nascita di un nuovo partito. Si chiamerà : ” partito della libertà” o ” popolo della libertà”. Il Pdl si alimenterà dal basso, e il suo leader sarà scelto con elezioni primarie.
La nuova formazione politica, dice il cavaliere, dovrà rappresentare la società civile e sarà la migliore risposta alla politica dei “parrucconi” della prima repubblica. Per Fini e Casini è un duro colpo. I due alleati prendono le distanze dal nuovo progetto che sa, loro, più di mandrakata che il frutto di una ragionata strategia politica. La Cdl va in frantumi in un attimo, e chi si attendeva la spallata al governo Prodi, deve registrare, al contrario, una risalita, nei sondaggi di gradimento, dell’esecutivo più cadaverico della storia repubblicana. Si aprono le trattative con il PD di Veltroni. Il sindaco di Roma riceve, a mò di Santo Padre, le delegazioni dei partiti, prima amici, ora divisi, del centro destra. Si discute di legge elettorale. Proporzionale, sbarramento, modello tedesco, modello spagnolo, vincolo di coalizione, mani libere. Una girandola di proposte e di soluzioni che mandano in tilt anche i politologi più esperti. E gli elettori del centro destra? Cosa chiedono loro ai leader biricchini e litigiosi? Si dice che loro, gli elettori, siano sempre più avanti dei politici. E’ vero. Loro, gli elettori, la mandrakata di Berlusconi l’avevano avallata già un anno fa : il 2 dicembre del 2006, in p.zza San Giovanni, a Roma. Quel giorno, si disse e si scrisse, è nato il “popolo delle libertà”. Cosa chiede questo popolo di milioni di nostri connazionali ai suoi rappresentanti politici? Semplice. Meno tasse, uno stato non invasivo, maggiore rispetto per l’attività di impresa, maggiore meritocrazia, meno parlamentari, meno assessori e consiglieri, un premier più forte che possa nominare e revocare i suoi ministri, una sola camera, e più sicurezza. Ecco il programma elettorale del popolo della libertà, cui non frega un fico secco delle sigle dei partiti! Berlusconi potrebbe aver recepito il messaggio. Lo ha di sicuro intercettato. Allora, bando alle chiacchiere e alle beghe interne, e si lavori per dare risposte a questi amanti della libertà.